Metodo : PHOTOVOICE
Descrizione : percorso didattico esperienziale sul Photovoice come metodologia di ricerca e azione partecipata rivolto a studenti universitari iscritti al corso di Psicologia di Comunità.
Partecipanti : 35 studenti
Quando : novembre e dicembre 2018
Dove : Roma, Italia
Facilitatrice : Stefania Nogara
Promotore : Prof.ssa Daniela Barni, Dipartimento di Scienze Umane, Università LUMSA di Roma.
Mostra fotografica : dal 14 settembre al 3 novembre 2019, Ostello di Bassano del Grappa, Biennale Bassano Fotografia.
La vita da fuori sede non è facile: il distacco da casa è sempre turbolento, per tutti. Dopo l'iniziale euforia dell'indipendenza, la nostalgia e l'eventuale paura, sono i sentimenti principali che accompagnano le nostre giornate. Ritrovarsi da un piccolo paesino a una grande città spaventa e rende insicuri, ma aprire la finestra della propria camera – ormai diventata una seconda casa – e ritrovarsi davanti una delle più belle meraviglie del mondo mi tranquillizza, rende più quieto il mio vivere quotidiano. Può essere la fede o la maestosità dell'edificio, ma nella caotica Roma solo la Basilica di San Pietro mi dona tranquillità. Il problema sottinteso dalla foto non è in riferimento al contesto romano, ma al contesto istituzionale scolastico italiano. Istituzioni che non rispondono e non possiedono canoni adatti alla crescita culturale ed educativa di ogni singolo ragazzo/studente; istituzioni con un più ampio margine di quest’ultimi soprattutto nell'Italia del Sud, che spingono una moltitudine di ragazzi a lasciare il proprio nido famigliare per cercare una più prospera possibilità di futuro nelle “grandi città” del Centro e del Nord. Anna R.L.
Roma Termini. Quando sono in metro mi sento sola in mezzo alla gente. In metro è possibile trovare ogni tipo di persona: dal turista all'operaio, avvocati e professori ma anche mendicanti e malintenzionati. In metro devi stare attenta, ti dicono, soprattutto se sei una ragazza , attenta a come tieni la borsa, attenta a come sei vestita, ai gioielli che indossi e agli orari in cui ti trovi alla stazione. Mi è capitato di vedere signore tentare di derubare ragazzine di pressoché 13 anni, tuttavia ho visto anche il contrario. In metro è possibile sperimentare la realtà individualista della società moderna, ognuno pensa al suo, spesso, sfociando anche nell'omertà, non preoccupandosi neanche di avvertire una ragazzina o una signora che per ingenuità o distrazione ha lasciato la borsa aperta e rischia di subire un furto. Nella foto è possibile inoltre notare un parallelismo con la società moderna, non solo romana, facendo riferimento alla realtà sociale quotidiana. Viviamo in un paese in cui la mobilità sociale esiste e non è da sottovalutare. Così come la ragazza della foto sceglie la strada più faticosa, facendo affidamento solo sulle proprie gambe, corre contro il tempo per prendere il suo treno; allo stesso modo anche chi parte da una situazione svantaggiata con impegno e determinazione può salire i gradini della scala sociale arrivando magari anche prima e più in alto di chi sta in fila ad aspettare lo stratagemma giusto per ottenere un buon risultato con il minimo sforzo. E così, quando chi riesce ad avanzare, a distinguersi dalla massa facendosi valere per ciò che è realmente otterrà successo, tutti gli altri non potranno far altro che guardare, come chi sta sulle scale mobili guarda la ragazza della foto. Daniela P.
Per una grande metropoli come Roma la frenesia e la confusione che si crea nella strada, avviene costantemente. Questo flusso di macchine interminabile, ognuna che brama di arrivare alla meta in minor tempo possibile. L’attesa alla fermata dell’autobus e la corsa delle macchine crea una sorta di equilibrio, la staticità e il dinamismo attraverso due prospettive diverse. Non riesco a far meno di chiedermi dove andrà ognuno di queste macchine, qual è la loro meta o persino cosa stanno rincorrendo. Mi sembra che la corsa sfrenata verso una destinazione, la fretta, l’impazienza, l’impellenza, sostituiscano il vero significato del viaggio. Le persone non tengono conto delle norme della strada, semafori rossi volutamente ignorati, inversioni inaspettate non indicate dalle frecce o sorpassi pericolosi, mi fanno pensare che siamo noi individui le vere macchine da scontro. Andiamo contro tutto e tutti pur di giungere ad un punto di arrivo. Arianna M.
La foto è stata scattata prima dell’inizio della manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne. Il contrasto di luci staglia l’espressione della bambina rispetto al contesto scuro fatto di adulti e trasmette da una parte, la speranza che le battaglie di oggi possano venire ereditate dalle nuove generazioni e dall’altra la purezza degli ideali per cui sti stava manifestando. La luce illumina la bambina quasi a dirle: girl, you’ll be a woman soon. Anita N.
Via Tiburtina, zona Verano, Roma. L’arte dimenticata nelle vie di Roma provoca l’inaridirsi dell’anima della città. Mura imbrattate da persone noncuranti della realtà artistica e culturale che le circonda. Si procede verso un progressivo sgretolamento dei valori legati al rispetto ed al mantenimento dei beni comuni. Si dovrebbe tener cura di luoghi considerati solo di passaggio, fermarsi un attimo a riflettere al peso delle azioni compiute e alle loro conseguenze. Bisognerebbe portare luce anche dove non si pensi sia necessario. Il senso di appartenenza dovrebbe stimolare le persone a migliorare la propria città e non a rovinarla. È necessaria l’attenzione, soprattutto alle piccole cose, e l’impegno da parte di ognuno nell’assumere un comportamento civile. È tempo di smettere di distruggere ed iniziare a ricostruire. Eléna C.
I due palazzi sono i protagonisti silenti della scena: il primo è colorato, bello a vedersi e abitato, portando con sé una forza vivificante si erge come contenitore di mille storie diverse. Il secondo è abbandonato e isolato da un cancello, che segna in modo netto il confine tra la carcassa di mattoni e il resto del mondo. Insieme i due palazzi, rappresentano le sensazioni che provo abitando in una città come Roma. La capitale è capace di offrirti una miriade di opportunità, senza tregua, facendoti girare la testa, ma allo stesso tempo sa essere crudele: facendoti sentire come un palazzo abbandonato, circondato da un cancello che ostacola l’ingresso. Questo senso di angoscia è frutto del caos che regna sovrano sulla città, il quale viene alimentato dalla frenesia che diviene il carburante della vita di ognuno, senza il quale sarebbe impossibile vivere qui. Francesca C.
La foto riprende uno scorcio di Roma dove gli stormi all’alba volteggiano nel cielo, come le auto in fila sulla strada cercano il loro ruolo giornaliero. Sembrano animali senza pace sempre alla ricerca di un qualcosa che Roma non può dare più; città eterna ma ormai preda di degrado, mancanza di civiltà, di umanità, caos totale; sirene sempre spiegate e strade cittadine cariche di rifiuti di ogni genere ma soprattutto rifiuti umani ed è questa la cosa più triste… La metropoli si è lasciata andare nelle mani di disonesti, incivili, ingrati. Dovremmo essere in prima linea, noi giovani, con il nostro senso civico, il nostro coraggio e la nostra purezza per fare qualcosa di concreto e riportare Roma allo splendore della sua nascita ed evoluzione. Benedetta M.D.B.
La foto rappresenta una ragazza che sta osservando al tramonto uno dei luoghi più belli e rappresentativi di Roma, ovvero San Pietro, anche se di spalle, sembra guardarlo con ammirazione, come se fosse un’opera d’arte in un museo. Una delle risorse di Roma è infatti quella di riuscire a sorprendere chi la visita attraverso scorci suggestivi come quello rappresentato nella foto, dove emerge che è possibile stare da soli come in compagnia, con calma o con frenesia, ma che a prescindere da tutto questo, è necessario un attimo per coglierne la poesia. Micol N.
Qui a Roma, la cosiddetta Città eterna, il clima è pazzesco! Nel cielo di Roma in questi giorni dietro tante nuvole c'è un sole splendente; e c'è da incantarsi a guardarlo! Poi, però, abbassi lo sguardo e trovi una città allo sbando: sporca, maleodorante, dove ognuno fa un po' come vuole. Parcheggi in doppia fila, ristoranti che occupano senza permesso i marciapiedi con i loro tavolini, venditori ambulanti abusivi, autobus che non passano, buche da denuncia, tassisti acchiappa turisti che sostano lontano dalle stazioni assegnate... E ti viene il magone. Ti sale la rabbia. E allora com'è veramente il clima di Roma? Di attesa, un clima di attesa! Dall'alto della sua intima bellezza Roma è lì, ferma, immobile al Capolinea in attesa fiduciosa che arrivi qualcuno a fare finalmente qualcosa di utile e definitivo. Ma chi aspetta: chi deve arrivare? I nostri Amministratori? I politici? Le Istituzioni? Ma siamo sicuri che è davvero tutta colpa loro? Credo di no. I primi colpevoli, purtroppo, sono i cittadini secondo i quali le regole vanno sempre rispettate. Ma solo dagli altri. Invece sarebbe ora di cominciare a farsi tutti un esame di coscienza. E allora andiamocela a prendere questa Città: rispettiamo le file; siamo puntuali; svolgiamo bene il nostro lavoro; diciamo PER FAVORE e GRAZIE; non gettiamo i rifiuti in strada; parcheggiamo correttamente. Si può cominciare da qui, dunque! Roma aspetta ancora; è stanca, è vero, ma ci aspetta orgogliosa, austera, grande ed........ETERNA! Maria C.G.
Pantheon, Roma I suoi segreti sembrano infiniti come le vie che portano ad essa. Odiata e amata, sudicia e fastosa, corrotta e mistica, grande peccatrice e simbolica Gerusalemme in una sorta di complementarità degli opposti. Cuore della cristianità ma anche città del peccato. Nella sua storia più intima, cosa si nasconde nelle antiche mura della città eterna? Camminando, agli angoli o sulle facciate dei palazzi, vi sono edicole sacre, espressione della fede più popolare. Luoghi nati dal bisogno collettivo di essere presenti nello spazio di una comunità e proteggerla dal mondo esterno. Spesso davanti a questo autentico tesoro a cielo aperto, sempre pronto a rivolgere lo sguardo al prossimo, incline alla pietà o al perdono, c’è indifferenza. O come spesso accade lo sguardo è altrove. Nell’antichità le lanterne erano l’unica illuminazione notturna della città soprattutto nei vicoli malfamati. Seguendo le orme del passato, sarebbe utile illuminare queste facciate ricche di arte e storia e ridare anche ai più distratti un dono prezioso. Greta B.
Bastogi è un quartiere dimenticato, una periferia che non si trova in periferia. Le condizioni in cui versa la zona sono davvero degradanti, pur trovandosi a pochi chilometri dalla zona più centrale della Capitale, e sono davvero pochi quelli che ne sono a conoscenza, ancor meno quelli che ne parlano. Bastogi è un nucleo sviluppatosi all’interno di un contesto benestante. Con la parola NUCLEO intendo un vero e proprio modo di vivere con valori, credenze e abitudini differenti da quelle dell’ambiente circostante. In questo quartiere, infatti, è molto alta la concentrazione di adolescenti che sin da molto piccoli iniziano a far uso di sostanze o iniziano a spacciare per guadagnare soldi. Le cause di ciò possono essere diverse: le famiglie che risiedono in questo quartiere hanno gravi difficoltà economiche e ciò comporta l’assenza di genitori che molto spesso sono occupati in più di un lavoro, ma anche la disinformazione, la scarsa istruzione e l’assenza di attività ricreative e costruttive contribuiscono. È interessante però osservare che spostandosi anche solo di poco questa realtà sparisce e ci si ritrova nella -Roma per bene-, dove sicuramente delinquenza e devianza non sono assenti, ma molto meno concentrate e percepibili. Come riportano alcune interviste agli abitanti, non è raro, a Bastogi, assistere a lotte di quartiere tra residenti, zingari e stranieri che tentano di occupare le case in modo abusivo. È un quartiere dimenticato anche perché nella zona non è presente né un parco giochi, né un centro anziani, o un supermercato facilmente raggiungibili. Le strutture della zona, inoltre, sono molto trascurate: i muri dei palazzi sono rovinati e corrosi, citofoni rotti e scarichi che a mala pena funzionano. Basta parlare con qualcuno della zona per sapere che sono davvero tante le persone residenti chiuse in casa per scontare la condanna agli arresti domiciliari per attività illegali di vario tipo come lo spaccio. Ciò che fa davvero riflettere è che questa situazione è fin troppo vicina a noi per non renderci conto di quanto sia degradante. E queste persone continuano a vivere accanto alla tranquilla quotidianità di tutti. Fabiola M.
Centro storico di Rossano Roma: una gabbia d’oro. Nella foto emerge una giovane donna, con un’aria di disperazione, dietro delle sbarre. Questa foto ha un duplice significato: oltre a possedere un senso soggettivo, poiché essendo una studentessa fuori sede, vivere a Roma indica vivere in una gabbia d’oro, d’oro perché è una città molto bella a livello storico, artistico e culturale. Ma, ha anche un altro significato, molto più ampio che indica Roma come una gabbia per ogni donna. Una donna non può camminare tranquillamente per strada senza avere il timore di essere seguita, e nei peggiori dei casi anche violentata. Leggendo sui social ed ascoltando le notizie, questo argomento è particolarmente degno di nota poiché gli incidenti segnalati riguardano numerose donne e anche perché mette in risalto l’importanza della sicurezza per le donne che abitano e viaggiano a Roma: • Roma, donna di 38 anni violentata, sequestrata e picchiata nella tendopoli alla stazione Tiburtina (12 ottobre 2018, Repubblica.it). • Roma, donna di 54 anni violentata sui tavolini di un bar in piazza del Viminale, a due passi dal ministero dell'Interno (15 settembre 2018, Tgcom24). • Roma, aspettava l'autobus: donna di 43 anni sequestrata e violentata dal branco (22 maggio 2018, TG1). • Roma, stuprata e derubata dentro il suo bar (20 settembre 2018, IlGiornale.it) Quelli citati sono solo alcuni degli “eventi” di stupro, poiché avvengono quasi venti stupri al mese, solo nel comune di Roma. Il dato, fornito dalla Questura, è ancora più terribile se paragonato agli anni precedenti quando le violenze sono state 184 nel 2016 e 187 nel 2015. Un aumento del 20% che diventa del 33% nei casi in cui le vittime sono minori di 14 anni. Per cercare di ridurre la violenza, oltre a svolgere delle manifestazioni e inserire degli spot pubblicitari, c’è bisogno di qualcosa di concreto: aumentare la sorveglianza soprattutto di notte per le strade e sui mezzi pubblici, aumentare la circolazione di mezzi nelle ore notturne, attuare dei corsi gratuiti di autodifesa per le donne, inserire nelle scuole dei progetti educativi per i ragazzi e per i genitori (poiché è importante educare gli uomini su questo argomento). Ester C.